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Cresce l’Italia della cultura e della bellezza, motori di sviluppo sostenibile

Francesca Liani • 3 Agosto 2023

I dati del rapporto “Io sono cultura 2023” mostrano l’importante contributo offerto dalla cultura e dalla bellezza alla crescita economica dell’Italia, ispirata ai valori del nuovo Bauhaus Europeo (estetica, sostenibilità e inclusione).


È stato presentato lo scorso 26 luglio presso la sede di Unioncamere il 13′ rapporto nazionale “Io sono Cultura 2023”, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere con il supporto dell’Istituto per il Credito Sportivo, della Fondazione Fitzcarraldo e Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura.

Alla conferenza stampa hanno partecipato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (che  ha portato il suo saluto con un messaggio video), Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola, il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete, il Segretario Generale di Unioncamere, Giulio Tripoli e la Presidente di ICS, Antonella Baldino.

Il contributo della cultura e della bellezza in termini di ricchezza e lavoro in Italia

Il report 2023 fornisce una fotografia del contributo offerto dalla cultura in termini di creazione di ricchezza e posti di lavoro nell’ultimo anno. Stando ai dati forniti, nel 2022 la filiera culturale si è dimostrata uno straordinario attivatore di economia avendo generato complessivamente un valore aggiunto pari a 95,5 miliardi di euro, (+6,8% rispetto al 2021 e del +4,4% rispetto al 2019).

Grazie a questi incrementi anche l’occupazione è tornata a crescere andando a recuperare gli oltre 43 mila posti di lavoro che si erano persi nel periodo precedente. La filiera culturale e creativa conterebbe oggi circa 1.500.000 lavoratori della filiera di cui oltre 275.000 imprese e quasi 38.000 organizzazioni non profit.

Numeri che testimoniano come la cultura rappresenti un volano di sviluppo economico e sociale di importanza strategica per la ripresa economica, e ciò anche in considerazione del fatto che tale crescita viene realizzata dopo la crisi pandemica.

Complessivamente, per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi, come quello turistico, dei trasporti e del made in Italy, per un valore pari a 176,4 miliardi di euro. La filiera culturale e creativa è capace di generare dunque (direttamente e indirettamente) un valore aggiunto pari a circa 271,9 miliardi di euro (corrispondente al 15,9% dell’economia nazionale).

Le attività culturali a livello territoriale

Le regioni maggiormente specializzate nelle attività culturali e creative sono la Lombardia e il Lazio. In particolare, la Lombardia genera il più alto valore aggiunto nell’ambito del sistema, con 26,4 miliardi di euro, pari al 27,6% della intera filiera e al 6,8% della ricchezza prodotta nella regione. In termini occupazionali, la regione impiega 353 mila addetti, incidendo per quasi un quarto sull’occupazione nazionale della filiera culturale e creativa e per il 7,2% sul totale economia.

Il Lazio, con il grande attrattore turistico e culturale di Roma, contribuisce per il 15,0% alla filiera nazionale e il 7,6% all’intera economia regionale, con un valore aggiunto di circa 14,4 miliardi di euro; gli occupati del settore sono 197 mila, pari al 13,2% del sistema nel suo complesso e al 7,1% dell’occupazione regionale.

Sempre nel 2022 crescono significativamente anche altre Regioni Italiane che fanno registrare ottime performance come Liguria (+9,3% tra il 2019 e il 2022), Basilicata (+8,9%),  Campania (+7,3%).

Il commento di Ermente Realacci, presidente della Fondazione Symbola

Significative le parole usate da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola nel suo intervento: “La forza della nostra economia e del Made in Italy deve molto, in tutti i campi, alla cultura e alla bellezza. Più che in altri paesi. Cultura e creatività oltre ad arricchire la nostra identità e alimentare la domanda di Italia nel mondo, possono aiutarci ad affrontare insieme, senza paura, le difficili sfide che abbiamo davanti. A partire dalla crisi climatica. L’Italia, forte dei 272 miliardi di valore aggiunto legati alla cultura, può essere protagonista del nuovo ‘Bauhaus’, fortemente voluto dalla Commissione Europea che nasce per rinsaldare i legami tra il mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione, della scienza e della tecnologia orientandoli alla transizione ecologica indicata dal Next Generation EU. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro come sostiene il Manifesto di Assisi”.

L’impegno delle ammministrazioni locali

Anche le amministrazioni locali sono sempre più convinte che la cultura e l’economia della bellezza possano rappresentare fattori trainanti di un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

Ne è la testimonianza “La carta delle Città della Bellezza” sottoscritta lo scorso 15 luglio da 50 comuni che,  nella splendida e suggestiva cornice di Castel del Monte, hanno dichiarato la loro volontà di ‘fare rete’ per dare vita a iniziative comuni volte alla promozione del territorio, del paesaggio e del patrimonio culturale, naturale e artistico.

Con la Carta delle Città della Bellezza, promossa durante gli Stati Generali della Bellezza 2023 di promossa da ALI (Lega delle Autonomie Locali Italiane) e sottoscritta ad Andria, i sindaci chiedono “il pieno riconoscimento e l’integrazione della cultura e dell’economia creativa nei processi e nelle politiche di sviluppo, coinvolgendo tutti i livelli della società, comprese le comunità locali, come motore e facilitatore per il raggiungimento degli Obiettivi stabiliti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile”.

La bellezza e lo sviluppo sostenibile si intrecciano, dunque, con la cultura dei luoghi e dei territori e li rendono protagonisti  delle sfide economiche, sociali ed ecologiche della società, a tutti i livelli, a partire proprio dalle comunità locali.

 

Fonte: articolo di Francesca Liani
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